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Un’ultima parola

Questo libro ha una sua ragione d'essere. La combinazione della moderna scienza medica e dello stato sociale, ha provocato una condizione di sovraffollamento generale e di rilassatezza che, amplificata dall’enorme aumento della popolazione mondiale, è sfociata in un calo incosciente della sicurezza personale. Prima della II Guerra mondiale, si poteva andare in giro per i parchi e le strade della città dopo il tramonto senza alcun rischio, almeno niente di più grave di quel che può succedere guidando la macchina in autostrada. Una giovane donna non aveva bisogno di nessuna scorta. Tutti potevano chiedere soccorso sulla strada senza correre rischi. L’incontro in un bosco con un’altra persona armata di fucile, era occasione di cameratismo e non di un allarme rosso. Questo non è più vero. Oggi, e nel prossimo futuro, il problema del rischio personale è molto più serio che un tempo. La nostra polizia fa quel che può, ma non può proteggerci sempre ed ovunque. Troppo spesso non sono nemmeno in grado di proteggere sé stessi. La nostra sicurezza fisica è affidata a noi stessi, come sempre è stato, per la verità. I principi qui enunciati sono il risultato di un grande impegno di studio e di consultazione, uniti ad una certa quantità di esperienza. Presi a cuore, possono salvare la nostra vita. C’è sempre un elemento di fortuna in ogni genere di conflitto, ed io so di non poter in alcun modo garantire il successo in ogni situazione. Comunque, quel che so è che se le vittime della dozzina o più di nauseabonde atrocità che si sono guadagnate la fama su scala nazionale negli ultimi anni avessero letto questo libro, ed avessero tenuto conto di quel che avevano letto, sarebbero sopravvissuti a quelle azioni. Inoltre, un numero - piccolo ma scelto - di spiritelli potrebbero non essere più vivi oggi, ed il loro andirivieni dai tribunali sarebbe di gran lunga più limitato, facendoci risparmiare dei soldi che potrebbero essere spesi molto meglio. George Patton diceva ai suoi ufficiali: "Non preoccupatevi dei vostri fianchi. Lasciate che sia il nemico a preoccuparsi dei suoi." È tempo per la società, di non preoccuparsi più del criminale, e di lasciare che sia il criminale a cominciare a preoccuparsi della società. E per "società" io intendo voi.

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