
Cari amici della FISAT, come ben sapete le motivazioni che ci hanno portato ad avvicinarci al mondo delle armi sono estremamente varie; vanno dalla necessità di difendersi, al lavoro, alla passione dello studio della materia, al collezionismo, al tiro, alla caccia e persino al semplice gioco.
Io personalmente, parecchi anni fa, presi il porto d’armi da caccia assieme ad alcuni amici per fare qualche tiro in libertà al di fuori dei poligoni. Ma in breve ho scoperto una nuova passione, oggi mi ritrovo a praticare molte forme di caccia, compresa la selezione agli ungulati, senza tuttavia aver abbandonato la passione per lo studio delle armi e del tiro, passando attraverso la ricarica delle cartucce fino ad avere la fortuna di poter fare delle armi il mio lavoro.
Tali passioni, con il trascorrere del tempo, hanno smesso di essere tali per diventare addirittura uno stile di vita, fatto di disciplina, attenzione e rispetto delle regole. Uno stile che vorrei saper trasmettere ai miei figli, ma che specie in questi ultimi tempi vedo attaccato e denigrato in tutti i modi e da tutti i lati.
Sento politici che ritenevo miei rappresentanti, dipingerci attraverso i media come i peggiori delinquenti, dei potenziali pazzi assassini sfruttando ogni minima, seppur spesso tragica scusa, attaccano le nostre passioni e la nostra libertà.
Certamente, se prendiamo ad esempio la categoria dei cacciatori , essa nel suo insieme non potrà mai rappresentare la maggioranza della popolazione nazionale, ma ritengo che se per una volta potessimo saper lasciare da parte il nostro individualismo, tutti insieme riusciremmo ad avere il nostro peso di persone libere e oneste nella società, sopratutto in un periodo in cui parole come “senso civico” “onestà” ed “onore”vengono quotidianamente calpestate .
Una società, che ha dimostrato di essere ben più saggia di quanto i media buonisti e faciloni vorrebbero fosse, un società nella quale dobbiamo poter contare perché onesti e uniti.
Io vorrei poter insegnare ai miei figli che la natura è un bene prezioso che a cui attingere con rispetto e sempre nuovo stupore, non un quadro da guardare e alla fine non capire, perché essi debbono sapere che la vita è fatta di fatica e a volte anche di sangue e sudore, che il pollo o la bistecca che mangiano non è nata nel banco del supermercato in una busta, ma che era un animale vivo fatto di carne e sangue e al quale debbono essere grati per il dono che esso rappresenta, che in definitiva se loro vivono è perché qualcosa muore e la morte è, o almeno dovrebbe essere, sempre una faccenda seria e non una sfida del sabato sera o una bravata da mettere in rete.
Un in “Bocca al lupo” a tutti noi!
Andrea Toso