da Silvio Biagini » mer dic 02, 21:45:41
"cerco di spiegarmi :
sparando due singole pallottole , i due singoli fori misurandoli possono dare il MOA ?
e paradossando ancor piu
una singola pallottola che con il suo foro si discosta dall'asse di tiro si potrebbe considerare... mezzo...MOA ?"
No Mimmo, non sono i fori di cui tu misuri la distanza tra i centri a darti il MOA o qualsiasi altra unità di misura... ancora meno un singolo foro di cui tu misuri la sua distanza dal punto centrale. Punto centrale che è allineato con l'asse di mira non con l'asse della bocca da fuoco che è quella che genera l'asse di tiro tangente alla traiettoria che ci consente di leggere l'angolo di partenza.
a seguire "a mio parere chi ha proposto la misura del MOA che il famoso angolo tra almeno due pallottole che divergono,
lo ha fatto perche se in una cartuccia la sua pallottola non rispetta la naturale dispersione e prevedibilità' .....
in quel impianto balistico c'è un errore.
un errore di carica che crea la velocità e di conseguenza sia la forza centrifuga stabilizzante che la forza resistiva dell'aria, o nella forma e/o peso della pallottola soggetta alle sopracitate forze sia nella ogiva che nella distanza tra i due centri."
Qui Mimmo è evidente come tu intendi il MOA quale unità di misura di una naturale dispersione. Ti ho già detto che per la "quantificazione" dell'apertura di una rosata non esiste solo il MOA, come non si utilizza il MOA per il calcolo della dispersione. E' vero che un errore qualsiasi nell'impianto balistico (oltre quelli legati all'arma, al sistema di puntamento, alle "qualità" del tiratore) può aumentare la rosata ma la misura di riferimento (e ribadisco che non necessariamente deve essere il MOA) serve solo a dire che c'è qualcosa che non funziona da qualche parte e quindi si deve procedere per prove successive fino ad individuare l'origine del problema.
Questo senza entrare nel discorso di come si fa a determinare con quale arma e con quale munizione si determina l'angolo (MOA) tra due pallottole che divergono...
Infine non dimenticare, ti ho già dato uno spunto nel ricordare che asse di mira e asse di canna non sono paralleli e l'angolo che formano varia al variare della distanza e del tipo di impianto balistico utilizzato, che il fascio di traiettorie generato dalla partenza di vari proiettili dal vivo di volata è un cono ricurvo...
Adesso ti do due "appunti" da leggere con calma che dovrebbero chiarire il perché ritengo ben separate le due cose, ovvero la rosata (che in artiglieria è la rosa di tiro) generata da un fascio di traiettorie è un problema balistico esterno soggetto a determinate variabili prevedibili ed imprevedibili e non "ha nulla a che fare" con l'unità di misura utilizzata per fare i calcoli dell'apertura della rosa e/o della sua dispersione.
Il primo, che segue, è un passo di un vecchio manuale di "Istruzioni sul Tiro con le Artiglierie" dove si accenna una premessa al concetto di rosa di tiro.
Il secondo, di cui ti do solo l'indirizzo, è un appunto di EArmi sulle "probabilità di colpire". Nel testo si fa riferimento al metodo di calcolo della dispersione del tiro basato sugli assi cartesiani. Questo è lo stesso che si impiega nello studio della dispersione del tiro in artiglieria (solo "più in grande" e con una variabile data dalla conformazione della rosa che è più o meno ellittica in relazione all'inclinazione del piano di impatto). Ti prego di andare a vedere con calma soprattutto quest'ultimo passaggio..."La probabilità di colpire-earmi.it"
Di seguito il passo del vecchio manuale (fine IX sec. se non ricordo male):
" Tutto il fascio di traiettorie di una stessa bocca da fuoco che incontra un piano dà origine ad un insieme di punti detto rosa di tiro. I punti della rosa sono irregolarmente disposti, però tendono a raggrupparsi verso la parte centrale della rosa e a situarsi con una determinata legge a misura che cresce il numero dei punti; se questo è molto grande, la rosa tende a divenire regolare e simmetrica rispetto a due assi normali fra loro. Il punto d'intersezione C di questi due assi si chiama centro della rosa o centro dei tiri.
La traiettoria che passa per il centro della rosa, e che rappresenta la traiettoria centrale, è detta traiettoria media. Il fascio delle traiettorie può essere intersecato con infiniti piani perpendicolari al piano di tiro e passanti per uno stesso punto della traiettoria media; quindi, variando l'inclinazione del piano sulla tangente alla traiettoria nel punto considerato, si ottengono infinite rose di dimensioni diverse.
Le rose che ordinariamente si considerano sono quelle determinate sul piano verticale, sul piano orizzontale e sul piano normale alla tangente; esse sono rispettivamente dette rosa verticale, rosa orizzontale, rosa normale. La forma delle rose di tiro risulta evidente dalla considerazione che il fascio può ritenersi un cono ricurvo, le cui generatrici esterne sono delle traiettorie. La rosa verticale e quella normale hanno forma quasi circolare alle brevi distanze, ed ellittica, con l'asse maggiore nel piano di tiro, alle medie e grandi distanze; la rosa di tiro orizzontale ha sempre forma ellittica. Se immaginiamo la rosa sul piano verticale T (figura 8) e circoscriviamo ad essa un rettangolo i cui lati b e d siano orizzontali ed e ed f verticali, questi lati rappresentano le dimensioni della rosa verticale, e prendono rispettivamente il nome di larghezza (b) e altezza (e) della rosa verticale.
Considerando analogamente la rosa sul piano orizzontale T′, i lati d′ e b′, e′ ed f′ del rettangolo che la circoscrive prendono rispettivamente il nome di larghezza (b′) e profondità (e′) della rosa orizzontale. Nei problemi di tiro si considerano generalmente solo le rose verticali e orizzontali; la larghezza delle due rose si può ritenere la stessa. Se chiamiamo a l'altezza della rosa verticale e p la profondità della rosa orizzontale, queste quantità sono legate dalla relazione
dove ω è l'angolo di caduta della traiettoria media del fascio.
In una rosa verticale di tiro (fig. 9), la distanza l di un punto M1 della rosa dall'asse verticale si dice deviazione laterale del punto M1; la distanza a di M1 dall'asse orizzontale si dice deviazione verticale del punto M1; la distanza r di M1 dal centro della rosa si dice deviazione assoluta del punto M1. La massima deviazione verticale, cioè la metà altezza della rosa verticale, si dice dispersione verticale del tiro: la massima deviazione laterale, cioè la metà larghezza della zona, si dice dispersione laterale del tiro; la massima deviazione longitudinale, cioè la metà della profondità della rosa orizzontale, si dice dispersione longitudinale del tiro.
Il valore delle dispersioni non permette di far apprezzare esattamente la precisione del tiro, poiché, trattandosi in pratica di rose determinate con un limitato numero di colpi, i punti più lontani dal centro hanno deviazioni irregolari, e quindi pochi colpi sensibilmente irregolari possono dare alla rosa una dimensione esagerata, in relazione al raggruppamento effettivo di tutti gli altri colpi; perciò conviene considerare le dimensioni delle strisce del 50% dei colpi, dette anche impropriamente strisce di giustezza.
Indicando con F′ l'altezza della striscia verticale e con F la profondità della striscia orizzontale, tra queste esiste la relazione
La teoria generale sulla probabilità degli avvenimenti si può applicare alla probabilità degli errori nel tiro, poiché gli errori, in tal caso, sono le deviazioni dei colpi; anzi la natura geometrica delle deviazioni permette uno studio più semplice e più chiaro di quello degli errori in generale. Le deviazioni dal centro del tiro sono dovute alle variazioni che, anche a parità di condizioni, possono subire i parametri della traiettoria ad ogni colpo. Queste variazioni sono le cause delle deviazioni, ma, per poter applicare i principî del calcolo delle probabilità, è necessario che la loro azione sia fortuita e possa intervenire in tutti i colpi in grado maggiore o minore, agendo indifferentemente in ogni senso, cioè è necessario che le deviazioni siano puramente accidentali. Per applicare il calcolo delle probabilità al tiro, si premette che per le artiglierie il tiro è centrato, quando il centro della rosa dei tiri coincide col centro del bersaglio.
La media aritmetica delle deviazioni si chiama deviazione media k. Il valore assoluto della deviazione a cui corrisponde la probabilità 1/2, cioè del 50%, chiamasi deviazione probabile, e s'indica con f. La profondità della striscia orizzontale contenente il 50% dei colpi s'indica con F. La larghezza in metri della striscia, sia orizzontale, sia verticale, contenente il 50% dei colpi, s'indica con E. L'altezza in metri della striscia verticale del 50% s'indica con F′. I valori delle dimensioni delle strisce del 50% dei colpi sono elencati per ciascuna tavola di tiro in corrispondenza delle varie distanze di tiro. La dimensione della rosa corrisponde a quattro volte le dimensioni della corrispondente striscia del 50%. Una striscia centrata, se doppia di quella del 50%, contiene l'82% dei colpi; se tripla, il 96%; se quadrupla, contiene tutti i colpi."
Fatti coraggio e leggi il "malloppo" con calma.
Un caro saluto, Silvio